Una tavola rotonda su Don Cuba e la sua missione fra i carcerati

Una tavola rotonda su Don Cuba e la sua missione fra i carcerati

Venerdì 30 giugno, ore 17.00

Palazzo Incontri, Firenze

Venerdì 30 giugno, ore 17.00 a Palazzo Incontri, l’iniziativa dell’Associazione Don Cuba, per ricordare le opere e la vita di un personaggio straordinario attraverso le memorie di chi lo ha conosciuto e vissuto

Don Danilo Cubattoli, per tutti “Don Cuba”, appartiene alla storia di quella Firenze del dopoguerra che ha visto la straordinaria presenza contemporanea di alcuni fra i sacerdoti più importanti del Novecento: Don Milani, Don Bensi, Padre Turoldo, Padre Balducci e Mons. Bartoletti, per citarne solo alcuni. Don Cuba fu veramente “prete di strada”, dedito ai poveri della sua San Frediano, soprattutto i ragazzi di una generazione toccata fortemente dalla guerra, bisognosi di tutto. Opera sua fu la prima Casa Famiglia di cui si abbia notizia in Italia, aperta a San Frediano grazie all’aiuto costante di Ghita Vogel; o il villaggio vacanze di Vada, in cui ha ospitato centinaia di ragazzi poveri che non avevano mai visto il mare.

L’impegno più lungo e duraturo è stato, però, quello verso i carcerati. Cappellano prima alle Murate e poi a Sollicciano, ha speso veramente la sua vita per alleviare le sofferenze di chi era stato condannato e lo ha fatto con una totalità di amore ed una attenzione alla dignità di ciascuno da aver lasciato un ricordo indelebile in chiunque abbia avuto occasione di essere da lui avvicinato, compreso, sostenuto. Proprio questa esperienza verrà ricordata con la manifestazione di venerdì 30 giugno, chiamando chi ne è stato testimone e può raccontarla in modo diretto, fosse lo psichiatra che lo ha spesso affiancato o i cappellani che ne hanno seguito le orme o vi si sono direttamente ispirati, fino al magistrato che ne ha misurato le ansie e le attenzioni per tutti, senza se e senza ma. Senza questo focus su questa parte della vita di Don Cuba la sua personalità, per quanto così piena e ricca di esperienze, non sarebbe assolutamente completa. E soprattutto si perderebbe il senso e l’anima stessa del suo agire: l’amore per gli altri.

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