Rinasce il “cucinone” di Palazzo Pitti
Pubblicato il 29 Maggio 2015
Rinasce il “cucinone” di Palazzo Pitti grazie alla collaborazione tra ex-Polo e Ente Cassa di Risparmio
Si è inaugurato oggi, nell’ala più meridionale di Palazzo Pitti, il recupero di uno degli ambienti più
curiosi – e meno noti – dell’antica reggia: il cosiddetto “cucinone”. Il restauro dell’area, posta al piano
nobile dell’edificio, è frutto dalla collaborazione tra le Direzioni della Galleria Palatina e dell’Ufficio
Tecnico della ex-Soprintendenza per il Polo Museale Fiorentino e l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze
che ha sostenuto il progetto che oggi giunge a buon fine.
Il rinato “cucinone”, che entra a far parte del percorso museale della Galleria Palatina, è visibile solo
attraverso visite accompagnate, a cura della Direzione del
museo. L’ambiente appare così come si è sedimentato nel tempo, quindi con “testimonianze”
storico-artistiche, architettoniche e perfino cromatiche proprie dell’età medicea, di quella lorenese e, infine,
di quella dei Savoia, che fecero di Palazzo Pitti la reggia della capitale del Regno d’Italia tra il 1865 e il
1870.
Per il completo recupero dell’ambiente, capace oggi di regalare notevoli suggestioni, sono occorsi circa tre
mesi di lavoro, per una spesa totale di circa 100mila euro.
Per il patrimonio culturale italiano, e in particolare per il sistema museale statale di Firenze, si tratta di un
importante recupero che avviene proprio nel periodo di svolgimento dell’“Expo” di Milano, dedicata al cibo,
proprio come fu lo storico “cucinone” di Palazzo Pitti.
“La riapertura e l’inserimento nel percorso museale della Galleria Palatina di un primo lotto degli spazi
utilizzati per la preparazione del cibo è qualcosa che non solo suscita una giusta curiosità nell’uomo d’oggi,
ma anche integra perfettamente la conoscenza storica che noi possiamo farci di quella vita e di questa
fabbrica – ha detto Paola Grifoni, Segretario regionale del Mibact per la Toscana -. La direzione della
Galleria Palatina e l’ufficio tecnico dell’ex-Soprintendenza per il Polo Museale Fiorentino, decisi a profittare
per questo restauro dell’interesse che le tematiche del cibo in tutte le sue accezioni hanno suscitato nell’anno
dell’Expo, hanno potuto contare sul sostegno determinante dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Grazie
ad esso la kermesse nazionale lascerà anche a Pitti un frutto duraturo, la riapertura di una sala che permette la
scoperta di un aspetto un aspetto inedito, ed affascinante, della vita del palazzo”.
“È motivo di grande soddisfazione – ha dichiarato Gabriele Gori, Direttore Generale Ente Cassa di
Risparmio di Firenze – poter restituire piena visibilità, per il semplice visitatore così come per lo studioso, ad
uno degli ambienti più singolari e curiosi di quella che fu un tempo la Reggia di Palazzo Pitti e ci fa piacere
che questa inaugurazione si collochi in un anno davvero speciale per la nostra Città e per il Paese,
caratterizzato dalle celebrazioni per Firenze Capitale e dall’Expo dedicata proprio al tema dell’alimentazione,
in un connubio ideale con la suggestiva riscoperta e riappropriazione di una ‘stanza’ speciale di Palazzo Pitti
che trova ora un nuovo corso ed una nuova vita”.
“Palazzo Pitti è un organismo architettonico straordinario e anche di una straordinaria complessità dal
punto di vista storico immediata – ha affermato Matteo Ceriana, Direttore della Galleria Palatina -; aprire al
pubblico la cucina vuol dire mettere a disposizione del pubblico una parte della vita quotidiana del palazzo
che completa, con il giusto contraltare, le grandi sale di rappresentanza e gli appartamenti monumentali
dimostrando che l’organizzazione della corte era un sistema sofisticato. Le antiche consuetudini di vita a Pitti
acquistano, per noi in simili spazi una verità ed un’evidenza”.
“Per chi, come me, si occupa di conservazione e restauro – ha sottolineato Mauro Linari, Direttore
dell’Ufficio Tecnico della ex-Soprintendenza per il Polo Museale Fiorentino – è stato un piacere ricercare e
riscoprire sotto tinte e murature il passato di questi ambienti nella dimensione del loro utilizzo quotidiano
come cucina del palazzo”.
Di fronte agli enormi camini, ai forni, ai lavabi, ai lucenti utensili in rame è facile
immaginare il lavorìo che ferveva in questi luoghi durante i pranzi che si preparavano per il Granduca
e i personaggi in visita o i rinfreschi che si offrivano agli ospiti fra un ballo nella “Sala delle Fighure”
(poi Sala delle Nicchie) e una recita nel Salone delle Commedie. Presso la corte medicea, soprattutto al
tempo di Ferdinando I e di Cosimo II, feste, spettacoli e banchetti si susseguivano con grande
frequenza, proseguendo spesso fino a notte fonda; in queste occasioni, non v’è dubbio, il cucinone di
Pitti ebbe certo un ruolo da protagonista.
Oggi l’ambiente si presenta completamente risanato e recuperato, un antro dove pare ancora di sentire la
permanenza dell’odore della fatica dell’uomo, del sacrificio animale e del trasformato vegetale.
La musealizzazione dell’antico “cucinone” – con il progetto museografico e allestitivo dello stesso Matteo
Ceriana insieme a Maurizio Catolfi – permette non solo di percepire l’ambiente dal punto di vista
architettonico, ma anche di ammirare una selezione di oggetti che un tempo furono d’uso comune durante i
secoli del suo funzionamento e che provengono da vari depositi, tra cui quella della Guardaroba di Palazzo
Pitti curata da Rosanna Morozzi, così come dallo stesso “cucinone” dove erano rimasti per decenni. Infine
all’angolo formato da due antichi tavoli da lavoro della “cucina comune”, sarà visibile Natura morta con
fiasco, dipinto del XVII secolo attribuito al Pensionante di Saraceni.
LA STORIA
Acquistato nel 1549 da Cosimo I de’ Medici e Eleonora di Toledo, insieme al terreno retrostante, destinato
a divenire il Giardino di Boboli, per ordine di Ferdinando I Palazzo Pitti fu dotato di nuove cucine, ovvero un
complesso di stanze, stanzini, corridoi e cortili, separato dall’edificio principale e collegato a esso da un
ponte coperto, come appare chiaro nella “lunetta” dipinta da Giusto Utens dedicata proprio a Palazzo Pitti e a
Boboli. Le notizie documentarie sui lavori alle nuove cucine, iniziati intorno al 1588, terminano nel 1599; è
probabile quindi che si sia voluto concluderne la costruzione in tempo utile per esser pronti ad accogliere
degnamente i numerosi invitati che, nell’autunno dell’anno successivo, affollarono la reggia durante i
festeggiamenti per le nozze di Maria de’ Medici con Enrico IV di Francia.
In quel momento il nuovo spazio funzionale risponde perfettamente alle prescrizioni che la trattatist ica
contemporanea detta per tali spazi: “siano spaciose, e di buona altezza; acciò che non si riscaldino
facilmente, né acciechi il fumo, o del foco, o delle cose che si cuoceno: si facciano in volto per assicurarle da
gli incendi e per il bagnare, e perché non rendino rumore; oltre che saranno anco più fresche”.
Nel mezzo secolo successivo, e in particolare tra il 1631 e il 1640, le cucine furono inglobate nel palazzo
che si estese verso Porta Romana, e quando fu costruita la Spezieria medicea, con quel particolare
orientamento obliquo dovuto al suo assestarsi lungo il confine che separava la proprietà granducale da quelle
di privati cittadini, la zona fu saturata.
Nel periodo lorenese l’area delle cucine subì numerose e sostanziali trasformazioni architettoniche.
Leopoldo II di Lorena e, dopo di lui, i Savoia, preferirono abitare nella moderna e ariosa palazzina della
Meridiana piuttosto che nei sontuosi appartamenti granducali. Anche dopo il passaggio del palazzo allo Stato
italiano (1919) e fino agli anni Quaranta alcuni esponenti del ramo cadetto degli Aosta ebbero i loro
appartamenti a Pitti; a Emanuele Filiberto fu riservato il quartiere posto all’estremità sud della Meridiana, che
da lui prese il nome di Quartiere del Conte di Torino. In seguito il “cucinone” fu praticamente abbandonato e
trasformato in deposito permanente degli arredi dismessi della Galleria Palatina.
IL RESTAURO
Iniziato nei primi mesi del 2015, il restauro del “cucinone” di Palazzo Pitti ha preso il via dalla limitata
sola ripulitura delle superfici procedendo successivamente con la rimozione degli strati incoerenti, scoprendo
tutti quegli stupendi dettagli che trasformano il sito da luogo di lavoro a raffinato ambiente che riserva
continue scoperte di manufatti artistici destinati esclusivamente ai ceti più abbienti vissuti nelle passate
stagioni. La scoperta di sgargianti colori rinvenuti sotto le più recenti tinteggiature confermano la “stoffa” del
grande apparato.
L’elemento di maggior spicco evidenziato proprio dal restauro – e sopravvissuto alla prima fase di
costruzione del “cucinone” – è senza dubbio il camino sulla parete meridionale, il primo e il maggiore dei tre
esistenti, costituito da una gran cappa centrale che doveva accogliere fuochi, e fornelli più o meno stabili e
nelle ali laterali da due forni circolari; tali forni, che possiamo immaginarci continuamente in opera, sono
purtroppo spariti in epoche posteriori ma sono documentati nelle planimetrie di questi locali. La grande cappa
era completamente dipinta di un rosso cupo e si stagliava così sulle pareti più chiare della cucina. La sua
struttura, probabilmente, è frutto dell’ingegno del “vecchio” Bernardo Buontalenti (mai troppo amato da
Ferdinando I) che proprio in quel “cucinone” – secondo il Direttore Ceriana – “volle realizzare un camino
che nelle dimensioni, nella natura disegnativa dei conci, capziosi e potenti insieme, e nel vuoto conturbante
della grande cappa buia, sembra ancora impregnato del terribile spirito michelangiolesco alla Sagrestia
Nuova”.
Durante le varie fasi dell’intervento di restauro sono ritornate in luce le colonne in pietra, perfetti cilindri,
che sorreggono alte mensole sempre in pietra con terminale stondato quasi a quarto di cerchio; quindi è stato
intrapreso un restauro filologico che ha riportato il locale alla dignità di un luogo di lavoro in cui l’eleganza
delle architetture e dei cromatismi ben si sposano con l’equilibrato decoro dell’ambiente. Inoltre la parete
sopra i forni del camino lorenese posto dinanzi all’ingresso conservava ancora alcune piastrelle bianche con
motivo azzurro a disegno floreale stellare in parte spezzate o sbrecciate. Queste sono state recuperate e
ripulite, alcune in loco, altre , staccatesi perché mal fissate , rimesse in sede dopo la ripulitura. Per dare
un’idea dello stato originale della parete piastrellata si è pensato di ricostruirla realizzando, sul modello
originale, nuove piastrelle rispettandone il disegno, la forma e le misure. Un leggero stacco tra di esse
evidenzia le vecchie dalle nuove. Tutte le griglie in ferro, le grate per cuocere i cibi, gli sportelli dei forni e
dei fornetti sono stati restaurati e ripuliti e, dove mancavano, integrati da altri appositamente realizzati su
modello degli esistenti.
I pianali in legno dei banconi sui quali venivano preparati i cibi sono stati realizzati ex novo in modo da
restituire l’immagine della cucina nel suo stato di massima funzionalità. Interventi di restauro e ripulitura
sono stati effettuati anche sugli infissi dei finestroni e sulle finestre presenti nella lanterna quadrangolare.
Si è pensato poi di conservare tutta la cavetteria elettrica e le varie tubature, risalenti al secolo scorso,
poste esternamente lungo le pareti in modo da dare una testimonianza delle trasformazioni che ha subito la
cucina in funzione delle necessità del momento.
In ultimo si è provveduto a mettere in opera una serie di apparecchi illuminanti a led ancorati alle catene
esistenti in modo da inondare l’immenso ambiente di una luce diffusa e costante, ma allo stesso tempo
finalizzata alla valorizzazione degli elementi architettonici presenti. Tutto l’ambiente è stato dotato di un
impianto rilevazione fumi e di un impianto antintrusione.
L’ACCESSIBILITÀ
Il “cucinone” di Palazzo Pitti – le fasi del cui recupero sono testimoniate nelle pagine del Quaderno
realizzato per l’occasione, curato da Matteo Ceriana e Maurizio Catolfi, edito da Sillabe e ricchissimo di
documenti e fotografie – sarà visitabile con accompagnamento del personale della Galleria Palatina dal
martedì alla domenica: al mattino alle 10.30 e alle 11.30; nel pomeriggio alle 15.30 e alle 16.30; il ritrovo
è fissato al desk del museo, qualche minuto prima dell’inizio della visita. L’ingresso è compreso nel prezzo
del biglietto del circuito museale Galleria Palatina-Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti.
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