Le armi del Signor Stibbert
Pubblicato il 27 Marzo 2015
Mostra realizzata nell’ambito della collaborazione con Ente CR Firenze
E’ un omaggio a Frederick Stibbert (1838-1906) e alla sua opera la mostra ‘Il sogno e la gloria’ allestita fino al 6 settembre nello straordinario Museo che porta il suo nome e che racchiude una delle più vaste collezioni al mondo di armi e armature antiche. La rassegna presenta alcuni dei capolavori raccolti da Stibbert in tutto il mondo e si colloca nel programma espositivo oltrechè di valorizzazione e al restauro degli ambienti che è realizzato grazie al contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze intervenuta all’inaugurazione col Vice Presidente Pierluigi Rossi Ferrini.
Esposte non solo spade, pistole e armature cesellate e sbalzate, vere opere d’arte di famosi armatori italiani e stranieri, ma anche oggetti, dipinti, schizzi e fotografie che testimoniano il gusto dell’epoca per il revival romantico della vita medioevale e documentano il profondo interesse di Frederick Stibbert per la storia del costume civile e militare. Nell’ambito della mostra è stato ricreato anche un laboratorio artigiano. Orafi, armaioli, cesellatori, fabbri, e ebanisti hanno infatti aiutato il grande collezionista anche nella realizzazione del grandioso impianto scenografico del Museo nei magnifici ambienti della sua villa di Montughi, come il sorprendente Salone della Cavalcata. In questi ultimi anni restaurato secondo il progetto originale, il Museo, che era stato ideato da Frederick Stibbert come un viaggio nel tempo e in paesi lontani, in cui ogni sala era stata costruita nell’intento di rievocare periodi storici e ambiti culturali diversi, si presenta di nuovo com’era nel 1884 quando venne visitato dai Duchi di Tek e da molti ospiti illustri tra i quali nel 1890 la Regina Vittoria, e in seguito tra gli altri anche Oscar Wilde, e Gabriele D’Annunzio. Oggi esso raccoglie circa 50 mila oggetti ed è articolato in varie sezioni allestite su una superficie di più di 3.000 quadrati.
Educato a Cambridge, in linea con la tradizione della famiglia originaria dell’Inghilterra, amante delle arti, con una spiccata dote nel disegno, Frederick Stibbert, dandy raffinato e milionario, nel 1859 a 21 anni poteva contare su un patrimonio di oltre cinque milioni di lire toscane, che a Firenze, dove era nato da madre italiana, Giulia Cafaggi, lo inseriva nell’élite più in vista della città. Nipote di Giles Stibbert, Comandante della Compagnia delle Indie nel Bengala, Frederick, socio del Circolo dell’Unione e della Società delle Corse dei Cavalli, aveva una delle più prestigiose scuderie di Firenze, e presenziava tutti gli eventi artistici e mondani. Nel 1866 si arruolò nelle Guide di Garibaldi nella campagna del Trentino ed ebbe una medaglia d’argento al valore, ma alla vita militare preferì i viaggi, che gli permettevano di dedicarsi alle proprie collezioni di oggetti d’arte. E, come le varie sezioni della mostra rivelano, oltre alle armi e alle armature, c’erano i costumi, gli arazzi, i quadri che, come vediamo dai suoi taccuini, erano frutto di un attento studio fatto di schizzi e di disegni delle opere viste nei musei che orientavano la sua ricerca degli oggetti in giro per il mondo.
Frederick Stibbert epigono del proprio tempo, di quella cultura ottocentesca dalla visione romantica del Medioevo, non si contentava di collezionare, ma amava mettere in scena i costumi, le armature, le decorazioni che sfoggiava volentieri organizzando feste, manifestazioni storiche, o scenografie fotografiche, di cui vediamo numerosi esemplari eseguiti dal suo fotografo di fiducia Olimpio Galli. Ma fu anche capace di trasformarsi in abile fotografo lui stesso, così come seppe prendere in mano la realizzazione del Museo, non solo come ideazione, ma anche come allestimenti delle due ville appositamente riunite in sale e saloni magnifici, ognuno dei quali, realizzato nello stile del periodo e del paese che si voleva evocare per l’esposizione di oggetti di particolare fattura.
Nella creazione del suo Museo, Frederick Stibbert spese una fortuna, ma era anche un oculato uomo di affari, che non smise mai d’investire in avvedute operazioni finanziarie sui mercati europei, del vicino Oriente, ma anche nel settore delle ferrovie e dei monopoli e di altre attività che ebbero grande impulso con l’Unità d’Italia, moltiplicando il proprio patrimonio. Alla sua morte il 10 aprile 1906 Frederick Stibbert, cittadino britannico dal cuore italiano, grande amico di Guy Francis Laking, curatore dell’armeria del Castello di Windsor, citava come primo legatario dell’eredità museale il Governo Britannico, con l’obbligo di mantenere la collezione a Firenze e di istituire il Museo a suo nome. In caso di rinuncia sarebbe subentrato il comune di Firenze, come effettivamente accadde nel 1908.
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