Consegnati gli Oscar verdi de “Il Monito del Giardino”
Pubblicato il 14 Maggio 2014
ll riconoscimento assegnato a ricercatori e imprenditori che si sono distinti nella green economy e nella sostenibilità e a un Paese, la Danimarca, che ha fatto delle rinnovabili la sua forza
Firenze, 14 maggio 2014 – Cinque ricercatori e imprenditori italiani che hanno contribuito alla sostenibilità e all’efficienza, più un Paese europeo dove già oggi una lampadina su 4 si accende con la sola energia del vento e che da qui alla fine del decennio funzionerà per metà con le rinnovabili. Sono i vincitori del premio ‘Il Monito del Giardino’, il riconoscimento ambientale che quest’anno – con il titolo “Dalla natura alla natura, con energia” – ha scelto di sottolineare i meriti di chi sta materialmente costruendo un presente più sostenibile, soprattutto nel campo dell’energia.
L’edizione 2014 de “Il Monito del Giardino”, il prestigioso premio assegnato dalla Fondazione Giardini Monumentali Bardini e Peyron e finanziato dalla Cassa di Risparmio di Firenze, si è svolta questa mattina presso il Rettorato dell’Università di Firenze ed è stata aperta da Alberto Tesi, Rettore dell’ateneo fiorentino, e dal climatologo Giampiero Maracchi, presidente del comitato scientifico del premio e climatologo. Durante la mattinata i premiati si sono avvicendati sul palco dell’evento con lectio magistralis inerenti i propri ambiti di attività.
Ad aprire la lista degli Oscar verdi, il chimico che ha selezionato le colture utili per bonificare i campi inquinati come quelli della Terra dei Fuochi e allo stesso tempo per produrre biogas, Vito Pignatelli, dell’ENEA: a lui andranno 15.000 euro che verranno dedicati a progetti di educazione ambientale. Seguono quattro importanti realtà dell’innovazione italiana. Chiara Tonelli, docente di Architettura a Roma Tre e personaggio della divulgazione tv, viene premiata per il progetto Rhome, un prototipo di abitazione sostenibile dal punto di vista ambientale , energetica e sociale che verrà presentato alle Olimpiadi mondiali della bioarchitettura che si terrà a luglio a Versailles, unico progetto italiano a partecipare. Enrico Bonari, coordinatore per la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa del laboratorio Land Lab, guida le attività agricole verso un percorso di buone pratiche del riutilizzo di territori abbandonati per lo sviluppo di energie rinnovabili. Paolo Nannipieri, direttore del Dipartimento di Scienze Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente dell’Università di Firenze, assieme al suo staff ha messo a punto un modello di studio del ciclo di vita della filiera del legno dell’Alto Mugello, salvando dal fallimento alcune piccole aziende agricole della zona, grazie all’utilizzo delle biomasse legnose per l’auto-produzione di energia e calore. La storica azienda viterbese Palombini svolge le tradizionali attività agricole e di allevamento ad impatto quasi zero, grazie al riutilizzo di tutti gli scarti agricoli e forestali del territorio: stalle che non producono inquinanti per una zootecnia amica dell’ambiente e del benessere animale.
Infine, il ‘Monito del Giardino’ edizione 2014 ha scelto di premiare un intero paese, la Danimarca, che ha messo in campo ambiziose politiche per ridurre del 33% l’utilizzo dei combustibili fossili, a cominciare dal divieto totale di installazione, dal primo gennaio 2013, di caldaie domestiche e industriali a metano o a gasolio
Inoltre nell’edizione di quest’anno il ‘Monito del Giardino’ ha sottolineato il suo impegno nella difesa del clima con un appello firmato, ad oggi, da oltre 100 personalità della cultura, della ricerca e dell’ambientalismo rivolto al Governo Renzi per chiedere «un’azione coraggiosa che, attraverso lo sviluppo delle rinnovabili, dell’efficienza energetica e della chimica verde, ci avvicini al traguardo dell’80 per cento di taglio delle emissioni necessario per il 2050». L’appello, presentato alla stampa la scorsa settimana, si concluderà il 5 giugno, Giornata Mondiale dell’Ambiente, con la consegna delle firme, per sollecitare l’azione del Governo italiano nel semestre europeo per il rilancio di obiettivi di taglio delle emissioni di gas serra e la ripresa della policy internazionale, di fatto interrotta con le deludenti decisioni dei summit internazionali di Copenhagen. Tra i firmatari dell’appello il politologo Giovanni Sartori; l’illustratore Sergio Staino; il meteorologo Luca Mercalli; il pianista Alexander Lonquich; l’ex ministro dell’Ambiente e ora commissario all’Ilva Edo Ronchi; Andrea Segré, Presidente di Last Minute Market; il giurista Unesco Francesco Margiotta Broglio; il regista Giuliano Montaldo; il direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci; l’étoile internazionale Carla Fracci; Roberto Capucci creatore di moda. Passando per i nomi importanti dell’ambientalismo e della politica ambientale – tra cui Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati; Fulco Pratesi del WWF; Giulia Maria Mozzoni Crespi del FAI; Giuseppe Onufrio di Greenpeace; Vittorio Cogliati Dezza di Legambiente – e della ricerca scientifica.
Dal 2008, Il monito del giardino ha premiato alcuni tra i più illustri ecologi e scienziati internazionali: Jane Goodall, celebre primatologa e una delle più importanti figure scientifiche nell’ambito dell’etologia e della difesa e tutela della natura; Jacqueline McGlade, responsabile dell’Agenzia Europea per l’Ambiente e sostenitrice del monitoraggio in tempo reale dei mutamenti climatici; Pasquale Steduto, vicepresidente della divisione Terra e Acqua della FAO, che da anni lavora per combattere la scarsità d’acqua e ridurre l’inquinamento ambientale nei paesi del Terzo Mondo;
SCHEDE DEI VINCITORI 2014 – “DALLA ALLA NATURA, CON ENERGIA”
Vito Pignatelli
Terra dei fuochi: dalle piante la bonifica
Dal primo premio de “Il monito del giardino” la possibile soluzione per la bonifica della Terra dei Fuochi: produzione di energia rinnovabile e sostenibile dalle piante che bonificano i campi inquinati dalle ecomafie. A ricevere infatti il primo premio dalla giuria de “Il Monito del Giardino” è il chimico Vito Pignatelli, responsabile del coordinamento “Tecnologie, biomasse e bioenergie” dell’Unità Tecnica Fonti Rinnovabili dell’ENEA. Le motivazioni del riconoscimento sottolineano come l’attività del chimico e del suo staff di ricercatori sia fondamentale per lo sviluppo di nuove soluzioni sostenibili sia dal punto di vista ambientale, che economico e una delle applicazioni più interessanti di questa attività di ricerca riguarda la bonifica della Terra dei Fuochi.
«Le colture utilizzate per impianti a biogas possono essere coltivate nei terreni ad alta concentrazione di inquinanti. Le radici delle piante assorbono nutrimento e sostanze nocive dai terreni e li trattengono. Utilizzando queste colture per sviluppare energia rinnovabile, si ottiene una duplice bonifica di questi territori: sociale, attraverso la riqualificazione di zone ex-agricole inquinate dallo scarico illegale di sostanze nocive e sviluppando lavoro; ambientale, grazie all’assorbimento naturale degli inquinanti del suolo, ad opera delle colture agroenergetiche».
«Sono chiaramente da evitare colture a destinazione alimentare – continua Pignatelli – ma vanno preservate le attività agricole. Le colture consigliate sono alberi a crescita rapida come robinia, salice, paulonia, pioppo, eucalipto, che già hanno un mercato per l’alimentazione di centrali elettriche».
Si tratta, sottolinea il ricercatore, di una chiusura del cerchio ambientale che non comporta ulteriori rischi. «I dispositivi di abbattimento degli inquinanti in dotazione agli impianti per la produzione di biogas – spiega Pignatelli – sono perfettamente in grado di evitare la dispersione nell’ambiente dei metalli pesanti e degli inquinanti organici eventualmente presenti nella biomassa».
Anche a livello istituzionale le premesse sono ottime per iniziare una campagna di bioremediation della Terra dei Fuochi «La possibilità di disinquinare queste terre grazie alla produzione di biomasse agroenergetiche è già stata presentata come possibile soluzione in un documento del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali sulla Terra dei Fuochi – continua Pignatelli – e a livello impiantistico abbiamo preso contatto con soggetti interessati a portare avanti iniziative per la bonifica dell’area. Al di là di questo, l’urgenza della situazione richiede comunque un intervento deciso, che informi e coinvolga sia gli agricoltori che i soggetti interessati all’utilizzo della biomassa prodotta».
Enrico Bonari
Delle piante non si butta via niente: la spending review della natura
La ricerca di Enrico Bonari, coordinatore per la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa del laboratorio Land Lab e professore ordinario di Agronomia e coltivazioni erbacee presso lo stesso ateneo, guida le attività agricole verso un percorso di buone pratiche del riutilizzo di territori abbandonati per lo sviluppo di energie rinnovabili.
«Negli ultimi anni abbiamo abbandonato circa 2 milioni di ettari di superficie agricola utilizzabile – dichiara Bonari – ma di questi soltanto un quarto non è recuperabile perché edificato. Una parte del restante milione e mezzo circa potrebbe essere trasformato in una risorsa per l’economia e la riqualificazione delle attività agricole, importante sia per la produzione di energia rinnovabile, sia come opportunità professionale per le nuove generazioni».
Questa riqualificazione può essere attuata in modo sostenibile partendo da colture autoctone, da un’attenta analisi del loro potenziale energetico e dall’applicazione di buone pratiche ambientali ed economiche, che riducano quasi a zero l’impatto di queste attività sugli ecosistemi limitrofi. Alcuni esempi sono l’utilizzo di acque reflue trattate tramite fitodepurazione per l’irrigazione delle colture agroenergetiche; la coltura di vegetali in grado di preservare i terreni da frane, smottamenti e altri disastri naturali di derivazione antropica; l’utilizzo di alcune molecole ricavate dalle biomasse, per lo sviluppo di prodotti di chimica verde; la scelta di colture pluriennali che non necessitino di continui ed economicamente svantaggiosi interventi antropici per una buona crescita delle piante.
La sostenibilità economica di questi progetti preserva dall’abbandono dei terreni agricoli e sviluppa a sua volta altre buone pratiche a basso impatto ambientale.
La giuria del premio “Il Monito del Giardino” assegna a Enrico Bonari il riconoscimento per i suoi studi nel campo della sostenibilità delle colture a destinazione energetica.
Paolo Nannipieri
La filiera del legno sostiene la piccola e media impresa
Il progetto “Innovazione aziendale di Processo e di Sistema per la filiera legno-energia nel territorio del Mugello e valutazione della Sostenibilità Ambientale” realizzato dall’Università di Firenze e finanziato dalla Regione Toscana ha studiato un modello per la valutazione delle interazioni della filiera sostenibile del legno con l’ambiente durante il ciclo di vita di questo prodotto, dallo stadio di pre-produzione allo smaltimento, analizzandone gli effetti anche sulla salute umana.
Sviluppato in Alto Mugello, l’applicazione di questo modello a buone pratiche di riutilizzo dei materiali di scarto ottenuti dalla manutenzione dei boschi, ha salvato circa 30 posti di lavoro all’interno di piccole imprese agrozootecniche prestatesi alla sperimentazione di nuove strategie energetiche basate sull’impiego di biomasse e creato un network virtuoso di aziende, istituzioni e ricercatori, per la messa a punto di un modello di simulazione causa-effetto che confronta la sostenibilità economica, sociale e ambientale della filiera del legno per la produzione di agroenergie, con l’utilizzo tradizionale di gasolio agricolo.
“L’innovazione di questo studio sul territorio è stata la messa a punto di un modello basato sul ciclo di vita del prodotto, adattato alla filiera del legno. – spiega Nannipieri, direttore del Dipartimento di Scienze Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente dell’Università di Firenze – I nostri ricercatori hanno proposto l’applicazione del modello sul territorio ad un network di aziende che utilizzavano tradizionalmente i combustibili fossili e faticavano nell’erogazione dei salari e nel pagamento delle utenze energetiche. I risultati hanno superato le attese: oltre alla creazione di una filiera del legno che prende vita dalla manutenzione agroforestale dei boschi del Mugello, le aziende agrozootecniche coinvolte hanno salvaguardato posti di lavoro e incrementato la qualità della vita del bestiame, con conseguente miglioramento dei prodotti caseari”.
L’utilizzo delle biomasse ottenute dai tagli dei boschi può contrastare i cambiamenti climatici. La manutenzione forestale porta infatti ad una crescita migliore e più rapida delle piante, che contribuiscono alla sottrazione dall’atmosfera dei gas serra, bilanciando le emissioni dovute alla combustione del legno di scarto e innescando un circolo virtuoso ad alta sostenibilità economica e ambientale.
Il comitato scientifico de ‘Il Monito del Giardino’, visto il progetto innovativo di applicazione dell’LCA nel campo agroforestale, il network sostenibile creato da IPSSAM e il contrasto diretto all’emissione di gas clima-alteranti consegna a Paolo Nannipieri e ai suoi ricercatori il riconoscimento ambientale.
Azienda Palombini – Filippo Palombini
Zero scarti, zero impatti
L’azienda Palombini di Nepi, Viterbo, è un esempio di imprenditorialità agricola a impatto quasi zero.
«L’unico impatto che non siamo riusciti ancora ad eliminare – racconta il proprietario Filippo Palombini – è quello dovuto all’utilizzo dei mezzi agricoli. Per il resto, abbiamo collaudato il primo impianto a biogas del Lazio e le nostre attività agrozootecniche sono rimaste le stesse dell’azienda storica di famiglia, soltanto che ora non graviamo più sul territorio, ma contribuiamo a preservarlo e a garantirne un ottimo stato di salute».
I vitelli stanno al caldo anche durante l’inverno; le vacche mangiano foraggio fresco essiccato in modo naturale; l’acqua delle stalle è mantenuta ad una temperatura controllata ottimale; le colture di foraggio evitano gli smottamenti del suolo. Un progetto reso possibile dall’idea di rivalutare gli scarti agrozootecnici, grazie ai quali gli escrementi diventano concime; gli scarti agricoli energia elettrica e calore; le acque reflue vengono utilizzate per la pulizia delle stalle; l’energia prodotta diventa fonte rinnovabile anche per le famiglie del circondario.
L’Azienda Palombini è diventata una scuola di buone pratiche per ricercatori universitari, scuole superiori e una fattoria didattica per i più piccoli.
“Il monito del giardino” ne premia l’intensa attività di divulgazione scientifico-ambientale e informazione dei cittadini e la forte capacità di intessere relazioni con le istituzioni pubbliche e il territorio.
Chiara Tonelli
Rhome: una sfida sociale metropolitana
Chiara Tonelli è docente di architettura dell’Università Roma Tre e ha fatto della sostenibilità ambientale e sociale la sua mission. Arrivata terza con il suo team formato da docenti e studenti universitari al Solar Decathlon del 2011, le olimpiadi mondiali dell’efficienza energetica e della bioarchitettura, nel 2014 presenterà alla nuova edizione della competizione internazionale un edificio totalmente off-grid che si inserisce in un contesto metropolitano degradato e svantaggiato.
«E’ una sfida interessante sotto molti e diversi punti di vista – spiega Tonelli – Rhome, questo edificio composto da appartamenti autosufficienti a livello energetico, è un esempio di co-housing, co-working, lotta al degrado sociale e ambientale e riqualificazione urbana di aree metropolitane disagiate per motivi logistici e culturali».
Un esempio di rigenerazione urbana, che non edifica nuove aree ma ne rivaluta di già costruite; che mescola arredamento moderno, con pezzi recuperati grazie alle buone pratiche di vicinato; che arreda i terrazzi con orti-giardini, riducendo in parte il costo della spesa alimentare di una famiglia media; che utilizza materiali ad alto potere isolante, contro lo spreco energetico e di calore.
“Il monito del giardino” premia il progetto Rhome non solo come riconoscimento alla tutela dell’ambiente, ma anche alla tutela dell’uomo e del paesaggio urbano.
Governo della Danimarca
Il Paese che ha rinunciato al carbone
Primo gennaio 2013: la Danimarca blocca completamente l’utilizzo di fonti fossili di energia, vietando l’installazione nelle case di nuova costruzione o in fase di restauro di sistemi di riscaldamento a combustibili fossili. Le fonti rinnovabili su cui si fonda la strategia energetica danese sono il biogas, le biomasse e soprattutto l’eolico, che al momento ricopre il 25% del fabbisogno elettrico del Paese, ma che nel giro di 7 anni dovrà soddisfarne fino al 50%. Alle fonti naturali di energia, si affiancano politiche molto rigorose di efficientamento energetico degli edifici, delle aziende e delle strutture pubbliche.
Le risorse necessarie alla realizzazione di nuovi impianti agroenergetici, alla ristrutturazione per rendere energeticamente efficienti gli edifici e l’applicazione del divieto all’installazione di caldaie a combustibili fossili, arrivano, come in Italia, dalle bollette elettriche e vengono totalmente investite nelle politiche energetiche sostenibili.
L’aspetto vincente della strategia energetica danese, sta nell’investimento a lungo periodo fatto non solo dal Governo, ma anche dai cittadini, che nei prossimi anni dovranno pagare bollette di costo più elevato, ma che nel 2020 aiuteranno il loro Paese a risparmiare circa 242 milione di Euro annui, senza contare il risparmio legato all’aumento di tariffe fisiologico dei combustibili fossili.
“Il Monito del Giardino” e il suo comitato scientifico assegnano un riconoscimento al governo danese, per lo sforzo impiegato nella promozione e applicazione di strategie energetiche atte a ridurre e in alcuni casi eliminare l’utilizzo di combustibili fossili, in favore di fonti rinnovabili e sostenibili.
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