Al Professor Maracchi la medaglia d’oro della Società Dante Alighieri
Pubblicato il 16 Novembre 2013
Al Presidente dell’ Ente Cassa di Risparmio di Firenze professor Giampiero Maracchi la medaglia d’oro con benemerenza della Società Dante Alighieri, il sodalizio nato nel 1889 per diffondere e tutelare la lingua e la cultura italiana nel mondo. Il prestigioso riconoscimento gli è stato consegnato oggi pomeriggio nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio dai vertici della società che ieri è tornata nella sua sede storica dell’oratorio di San Pierino, in via Gino Capponi, sotto la direzione di Antonia Ida Fontana.
Il riconoscimento e’ stato attribuito al professore ”quale erede -cosi’ recita la motivazione – dell’uomo rinascimentale che unisce sapere e fare dando prova di molteplici competenze. Giampiero Maracchi e’ vicepresidente dell’Accademia dei Georgofili, ordinario di Climatologia presso l’Università degli Studi di Firenze e dallo scorso febbraio il nuovo presidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Come meteorologo studia il clima anche nelle sue conseguenze sociali, economiche e culturali; come presidente dell’Osservatorio dei Mestieri d’Arte (OMA), di cui è stato fondatore, esalta l’eccellenza della creatività italiana; come presidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze prosegue la tradizione dei colti mecenati che furono all’origine del Rinascimento. Con il contributo concesso al restauro del chiostro di S.Pierino, gioiello d’arte restituito alla città e sede della Società Dante Alighieri, egli ha saputo dimostrare particolare sensibilità verso la diffusione della lingua del Sommo Poeta, quale fattore di identità nazionale e di riconoscimento dei valori italiani”.
”Sono grato e commosso per questo riconoscimento – ha detto il professore nel ritirare il premio – che mi sprona ad impegnarmi nei molteplici settori in cui ho operato fino ad ora con rinnovata passione ed entusiasmo. In questa lunga stagione di crisi, non solo economica ma anche di valori, siamo chiamati a ridisegnare il nostro futuro pensando soprattutto alle nuove generazioni. Credo dunque che, dopo un’epoca dominata dalla ricerca della specializzazione talvolta anche estrema, sia necessario tornare a riconsiderare l’essere umano nella sua globalità, ricollocandolo al centro della nostro tempo’’.
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